In ogni progetto di comunicazione esistono sempre due momenti critici:
1) il foglio bianco
2) il font da scegliere
Nonostante i font siano divisi per famiglie (Bastoni, graziati, corsivi, egiziani, etc.) ed ogni famiglia contempla centinaia di font declinati a loro volta in decine di forze d’asta (dall’extralitgh all’extrabold; condensed o extended, normal o Italic), succede che ad ogni progetto mi si scatena dentro la guerra dei font. È come essere in preda ad una indecisione profonda basata su piccolezze che la stragrande maggioranza dei lettori neanche noterà. Ma noi si. Noi grafici ci impuntiamo e spendiamo mezz’ore tra una grazia rigida o morbida, ingurgitiamo caffè riflettendo sul Futura o sull’Helvetica Neue.
In preda a queste crisi penso spesso ad altri professionisti e a come ne verrebbero fuori. Proviamo a pensare ad una stilista che dopo aver disegnato, cucito e provato il suo bellissimo vestito è giunta al momento di scegliere i bottoni: grandi, piccoli, colorati o grigi, in bachelite o ricoperti in tessuto, tondi o squadrati, concavi o convessi, a 4 o 2 buchi.